«Udite una breve parabola. Quella donna è farina. Una farina in cui il Maligno ha mescolato le sue polveri di inferno. Io sono il lievito. Ossia la mia parola è il lievito. Ma se troppa pula è nella farina, o se sassi e rena vi è mescolata, e cenere con essa, può farsi il pane anche se il lievito è buono? Non può farsi. Occorre che pazientemente si levi dalla farina pula, cenere, sassi e rena. La Misericordia passa e offre il crivello... Il primo: quello fatto da brevi verità fondamentali. Quali sono necessarie per esser comprese da uno che è nella rete della completa ignoranza, del vizio, del gentilesimo. Se l'anima lo accoglie, comincia la prima
purificazione. La seconda avviene col crivello dell'anima stessa, che confronta il suo essere con l'Essere che si è rivelato. E ne ha orrore. E inizia la sua opera. Per una operazione sempre più minuta, dopo i sassi, dopo la rena, dopo la cenere, giunge anche a levare quello che è già farina, ma con granelli ancor pesanti, troppo pesanti per dare ottimo pane. Ora eccola tutta pronta. Ripassa allora la Misericordia e si immette in quella farina preparata - anche questa è preparazione, Giuda - e la solleva e la fa pane. Ma è operazione lunga e di
"volontà" dell'anima. Quella donna... quella donna ha già in sé quel minimo che era giusto darle e che le può servire a compiere il suo lavoro. Lasciamo lo compia, se vorrà farlo, senza turbarla. Tutto turba un'anima che si lavora: la curiosità, gli zeli inconsulti, le intransigenze come le eccessive pietà».

«Per prepararsi ad essere maestri bisogna essere stati scolari. Io tutto sapevo come Dio. La mia intelligenza mi poteva anche fare capire le lotte dell'uomo, per potere intellettivo e intellettualmente. Ma un giorno qualche mio povero amico, qualche mio povero figlio, avrebbe potuto dire e dirmi: "Tu non sai cosa è esser
uomo e avere senso e passioni". Sarebbe stato rimprovero giusto. Sono venuto qui, anzi là, su quel monte, per prepararmi... non solo alla missione... ma alla tentazione. Vedete? Qui dove voi siete, Io fui tentato. Da chi? Da un mortale? No. Troppo lieve sarebbe stato il suo potere. Sono stato tentato da Satana, direttamente. Ero sfinito. Da quaranta giorni non mangiavo... Ma, finché ero
stato perso nell'orazione, tutto si era annullato nella gioia del parlare con Dio, più che annullato: reso sopportabile. Lo sentivo come un disagio della materia, circoscritto alla materia sola... Poi sono tornato nel mondo... sulle vie del mondo... e ho sentito i bisogni di chi è sul mondo. Ho avuto fame. Ho avuto sete. Ho sentito il freddo pungente della notte desertica. Ho sentito il corpo affranto
dalla mancanza del riposo, del letto, e dal lungo cammino fatto in condizioni di spossatezza tale che mi impedivano di andare oltre... Perché ho una carne anche Io, amici. Una vera carne. Ed essa è soggetta alle stesse debolezze che hanno tutte le carni. E con la carne ho un cuore. Sì. Dell'uomo ho preso la prima e la seconda delle tre parti che fanno l'uomo. Ho preso la materia con le sue
esigenze e il morale con le sue passioni. E, se per mia volontà ho piegato in sul nascere tutte le passioni non buone, ho lasciato crescessero potenti come cedri secolari le sante passioni dell'amore filiale, dell'amore patrio, delle amicizie, del lavoro, di tutto quanto è ottimo e santo. E qui ho sentito nostalgia della Mamma
lontana, qui ho sentito bisogno delle sue cure sulla mia fralezza umana, qui ho sentito rinnovarsi il dolore di essermi staccato dall'Unica che mi amasse perfettamente, qui ho presentito il dolore che mi è serbato e il
dolore del suo dolore, povera Mamma, che non avrà più lacrime, tante ne dovrà spargere per il suo Figlio e per opera degli uomini. E qui ho sentito la stanchezza dell'eroe e dell'asceta, che in un'ora di premonizione si rende cognito dell'inutilità del suo sforzo... Ho pianto... La tristezza... richiamo magico per Satana. Non è peccato esser tristi se l'ora è penosa. È peccato cedere oltre alla tristezza e cadere in inerzia o in disperazione. Ma Satana subito viene quando vede uno caduto in languore di spirito. È venuto. In veste di benigno viandante. Prende sempre aspetti benigni... Avevo fame... e avevo i trent'anni nel sangue. Mi ha offerto il suo aiuto. E prima mi ha detto: "Di' a queste pietre che divengano pane". Ma prima ancora... sì... prima ancora mi aveva parlato della donna... Oh! egli ne sa parlare. La conosce a fondo. L'ha corrotta per il primo, per farne sua alleata di corruzione. Non sono solo il Figlio di Dio. Sono Gesù, l'operaio di Nazaret. Ho detto a quell'uomo che mi parlava allora, chiedendomi se conoscevo tentazione, e quasi mi accusava di esser ingiustamente beato per non aver peccato: "L'atto placa nel soddisfacimento. La tentazione respinta non cade ma si fa più forte, anche perché Satana l'aizza". Ho respinto la tentazione e
della fame della donna e della fame del pane. E sappiate che Satana mi prospettava la prima, né aveva torto, umanamente giudicando, come la migliore alleata per affermarsi nel mondo. La Tentazione, non vinta dal mio: "Non di solo senso vive l'uomo", mi parlò allora della mia missione. Voleva sedurre il Messia dopo aver tentato il Giovane. E mi spronò ad annichilire gli indegni ministri del
Tempio con un miracolo... Non si piega il miracolo, fiamma di Cielo, a farne cerchio di vimini per incoronarsi di esso... E non si tenta Dio chiedendo miracoli a fini umani. Questo voleva Satana. Il motivo presentato era il pretesto; la verità era: "Gloriati d'esser il Messia", per portarmi all'altra concupiscenza: quella dell'orgoglio. Non vinto dal mio: "Non tenterai il Signore Dio tuo", mi circuì con la terza forza della sua natura: l'oro. Oh! l'oro! Grande cosa il pane e più grande la donna per chi ha bramosia di cibo o di piacere. Grandissima cosa l'acclamazione delle folle per l'uomo... Per queste tre cose quanti delitti
si fanno! Ma l'oro... Ma l'oro... Chiave che apre, cerchio che salda, esso è l'alfa e l'omega di novantanove su cento delle azioni umane. Per il pane e la donna l'uomo diviene ladro. Per il potere anche omicida. Ma per l'oro diviene idolatra. Il re dell'oro, Satana, mi ha offerto il suo oro purché lo adorassi... L'ho trapassato con le parole eterne: "Adorerai solo il Signore Iddio tuo". Qui. Qui è avvenuto questo». «Allora sono venuti gli angeli del Signore... L'Uomo aveva vinto la triplice battaglia. L'Uomo sapeva cosa voleva dire essere uomo e aveva vinto. Era esausto. La lotta era stata più esauriente del lungo digiuno... Ma lo spirito giganteggiava... Io credo che ne hanno trasalito i Cieli a questo mio completamento di creatura dotata di cognizione. Io credo che da quel momento è venuto in Me il potere di miracolo. Ero stato Dio. Ero divenuto l'Uomo. Ora, vincendo l'animale che era connesso alla natura dell'uomo, ecco Io ero l'Uomo-Dio. Lo sono. E come Dio tutto posso. E come Uomo tutto conosco. Fate anche voi come Me, se vorrete fare ciò che Io faccio. E fatelo in memoria di Me. Quell'uomo si stupiva che avessi chiesto l'aiuto del Padre. E l'avessi pregato di non indurmi in tentazione. Di non lasciarmi cioè in balia della Tentazione oltre le mie forze. Credo che quell'uomo, ora che sa, non se ne stupirà più. Fate anche
voi così, in memoria di Me e per vincere come Me, e non dubitate mai, vedendomi forte in tutte le tentazioni della vita, vittorioso nelle battaglie dei cinque sensi, e del senso e del sentimento, sulla mia natura di vero Uomo oltre che di Dio.

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